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venerdì 24 maggio 2013

La voce a te dovuta - Pedro Salinas



(La voz a ti debida - 1933)


Tú vives siempre en tus actos.
Con la punta de tus dedos
pulsas el mundo, le arrancas
auroras, triunfos, colores,
alegrías: es tu música.
La vida es lo que tú tocas.

De tus ojos, sólo de ellos,
sale la luz que te guía
los pasos. Andas
por lo que ves. Nada más.

Y si una duda te hace
señas a diez mil kilómetros,
lo dejas todo, te arrojas
sobre proas, sobre alas,
estás ya allí; con los besos,
con los dientes la desgarras:
ya no es duda.
Tú nunca puedes dudar.

Porque has vuelto los misterios
del revés. Y tus enigmas,
lo que nunca entenderás,
son esas cosas tan claras:
la arena donde te tiendes,
la marcha de tu reloj
y el tierno cuerpo rosado
que te encuentras en tu espejo
cada día al despertar,
y es el tuyo. Los prodigios
que están descifrados ya.

Y nunca te equivocaste,
más que una vez, una noche
que te encaprichó una sombra
-la única que te ha gustado-.
Una sombra parecía.
Y la quisiste abrazar.
Y era yo. 

Tu vivi sempre nei tuoi atti.
Con la punta delle dita
sfiori il mondo, gli strappi
aurore, trionfi, colori,
allegrie: è la tua musica.
La vita è ciò che suoni.
Dai tuoi occhi solamente
emana la luce che guida
i tuoi passi. Cammini
fra ciò che vedi. Soltanto.
E se un dubbio ti fa cenno
a diecimila chilometri,
abbandoni tutto, ti lanci
su prore, su ali,
sei subito lì; con i baci,
coi denti lo laceri:
non è più dubbio.
Tu mai puoi dubitare.
Perché tu hai capovolto 
i misteri. E i tuoi enigmi,
ciò che mai potrai capire,
sono le cose più chiare:
la sabbia dove ti stendi,
il battito del tuo orologio
e il tenero corpo rosato
che nel tuo specchio ritrovi
ogni giorno al risveglio,
ed è il tuo. I prodigi
che sono già decifrati.
E mai ti sei sbagliata,
solo una volta, una notte
che ti invaghisti di un'ombra
-l'unica che ti è piaciuta-.
Un'ombra pareva.
E volesti abbracciarla.
Ed ero io.


Un poema d'amore unico, completo e capillare, di settanta poesie senza titolo, tra le quali ho scelto la prima, come se fosse la prima pagina di un diario ideale, da sfogliare e analizzare, se si è in vena. E come in un diario, le poesie si concatenano l'una all'altra, seguendo un richiamo, una parola, un inciso, un approfondimento, una parentesi. E' questa, secondo me, la chiave di lettura: un'introspezione iconografica dell'amore. Salinas era un professore di lettere molto tranquillo, privo di demoni ed ossessioni, volendo, alla lunga, anche un po' noioso. Leggerlo a tratti, invece, è piuttosto piacevole. 
Il titolo proviene dalla terza Egloga di Garcilaso, poeta-soldato spagnolo del XVI secolo: "ma con la lingua morta e fredda nella bocca intendo muovere la voce a te dovuta".   


"Quando una poesia è scritta, è terminata: ma non finisce; comincia, cerca un'altra poesia in se stessa, nell'autore, nel lettore, nel silenzio."
Pedro Salinas y Serrano (Esp 1891-1951)

41 commenti:

  1. Al di là di te ti cerco.
    Non nel tuo specchio
    e nella tua scrittura,
    nella tua anima nemmeno.
    Di là, più oltre.

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    1. brano tratto dalla poesia III:

      SÍ, POR DETRÁS DE LAS GENTES
      Te busco.
      No en tu nombre, si lo dicen,
      no en tu imagen, si la pintan.
      Detrás, detrás, más allá.
      Por detrás de ti te busco.
      No en tu espejo, no en tu letra,
      ni en tu alma.
      Detrás, más allá.
      También detrás, más atrás
      de mí te busco. No eres
      lo que yo siento de ti.
      No eres
      lo que me está palpitando
      con sangre mía en las venas,
      sin ser yo.
      Detrás, más allá te busco.
      Por encontrarte, dejar
      de vivir en ti, en mí,
      y en los otros.
      Vivir ya detrás de todo,
      al otro lado de todo
      -por encontrarte-
      como si fuese morir.


      PEDRO SALINAS - III

      Sì, al di là della gente
      Ti cerco.
      Non nel tuo nome, se lo dicono,
      non nella tua immagine, se la dipingono.
      Al di là, più in là, più oltre.
      Al di là di te ti cerco
      Non nel tuo specchio e nella tua scrittura,
      nella tua anima nemmeno.
      Di là, più oltre.
      Al di là, ancora, più oltre
      di me ti cerco. Non sei
      ciò che io sento di te
      Non sei
      ciò che mi sta palpitando
      con sangue mio nelle vene,
      e non è me.
      Al di là, più oltre ti cerco.
      E per trovarti, cessare
      di vivere in te, e in me,
      e negli altri.
      Vivere ormai al di là di tutto,
      sull’altra sponda di tutto…
      - per trovarti -
      come fosse morire.

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  2. Un catalogo di sofferenze, di arzigogoli e ossessioni che tutte noi conosciamo bene, magari davanti ad un telefono muto che non suona mai, come direbbe Antonello Venditti. Non amo troppo la poesia, ma lui mi ha toccato i nervi scoperti.

    Se mi chiamassi, sì,
    se mi chiamassi.
    Io lascerei tutto,
    tutto io getterei:
    i prezzi, i cataloghi,
    l'azzurro dell'oceano sulle carte,
    i giorni e le loro notti,
    i telegrammi vecchi
    ed un amore.
    Tu, che non sei il mio amore,
    se mi chiamassi!
    E ancora attendo la tua voce:
    giù per i telescopi,
    dalla stella,
    attraverso specchi e gallerie
    ed anni bisestili può venire.
    Non so da dove.
    Dal prodigio, sempre.
    Perché se tu mi chiami
    - se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi -
    sarà da un miracolo,
    ignoto, senza vederlo.
    Mai dalle labbra che ti bacio,
    mai dalla voce che dice:
    "Non te ne andare".
    Pedro Salinas

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    1. Ecco l'originale:

      PEDRO SALINAS - IV

      ¡Si me llamaras, sí,
      si me llamaras!

      Lo dejaría todo,
      todo lo tiraría:
      los precios, los catálogos,
      el azul del océano en los mapas,
      los días y sus noches,
      los telegramas viejos
      y un amor.
      Tú, que no eres mi amor,
      ¡si me llamaras!

      Y aún espero tu voz:
      telescopios abajo,
      desde la estrella,
      por espejos, por túneles,
      por los años bisiestos
      puede venir. No sé por dónde.
      Desde el prodigio, siempre.
      Porque si tú me llamas
      -¡si me llamaras, sí, si me llamaras!-
      será desde un milagro,
      incógnito, sin verlo.

      Nunca desde los labios que te beso,
      nunca desde a voz que dice:
      "No te vayas."

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  3. Salinas è uno dei miei poeti preferiti, e consolatorii. Io scelgo questa:

    I cieli sono uguali.
    Azzurri, grigi, neri,
    si ripetono sopra
    l'arancio o la pietra:
    guardarli ci avvicina.
    Annullano le stelle,
    tanto sono lontane,
    le distanze del mondo.
    Se noi vogliamo unirci,
    non guardare mai avanti:
    tutto pieno di abissi,
    di date e di leghe.
    Abbandonati e galleggia
    sopra il mare o sull'erba,
    immobile, il viso al cielo.
    Ti sentirai calare
    lenta, verso l'alto
    nella vita dell'aria.
    E ci incontreremo
    oltre le differenze
    invincibili, sabbie,
    rocce, anni, ormai soli,
    nuotatori celesti,
    naufraghi dei cieli.

    PEDRO SALINAS

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    1. Ecco l'originale:

      PEDRO SALINAS - XXXV

      Los cielos son iguales.
      Azules, grises, negros,
      se repiten encima
      del naranjo o la piedra:
      nos acerca mirarlos.
      Las estrellas suprimen,
      de lejanas que son,
      las distancias del mundo.
      Si queremos juntarnos,
      nunca mires delante:
      todo lleno de abismos,
      de fechas y de leguas.
      Déjate bien flotar
      sobre el mar o la hierba,
      inmóvil, cara al cielo.
      Te sentirás hundir
      despacio, hacia lo alto,
      en la vida del aire.
      Y nos encontraremos
      sobre las diferencias
      invencibles, arenas,
      rocas, años, ya solos,
      nadadores celestes,
      náufragos de los cielos.

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  4. Salinas è il poeta giusto quando è troppo tardi, quando lei ci ha ormai rifiutato e nasce quel volo disperato di domande senza risposta che ci logora assai e ci lascia più infelici di prima, ma chi è costei? Ma cosa dovevo dire, fare? Ma perché? E ben vengano i versi a lenire, sebbene parzialmente, la nostra transitoria sofferenza.

    Cominciano ad accendersi
    le domande della notte.
    Ve ne sono di distanti, quiete,
    immense, come astri:
    chiedono da lassù
    sempre
    la stessa cosa: come sei
    Altre, fugaci e minute,
    vorrebbero sapere cose
    lievi di te e precise:
    misura
    delle tue scarpe, nome
    dell’angolo del mondo
    dove potresti aspettarmi.
    Tu non le puoi vedere,
    ma il tuo sonno
    è circondato tutto
    dalle mie domande.
    E forse qualche volta
    tu, sognando, dirai
    di si, di no, risposte
    miracolose e casuali
    a domande che ignori,
    che non vedi, che non sai.
    Perché tu non sai nulla:
    e al tuo risveglio,
    loro si nascondono,
    invisibili ormai, si spengono.
    E tu continuerai a vivere
    allegra, senza mai sapere
    che per metà della tua vita
    sei sempre circondata
    da ansie, tormenti, ardori,
    che incessanti ti chiedono
    quello che tu non vedi
    e a cui non puoi rispondere.

    Pedro Salinas, da "La voce a te dovuta"

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    1. rispondo io.... con l'originale:

      PEDRO SALINAS - XLIII

      A la noche se empiezan
      a encender las preguntas.
      Las hay distantes, quietas,
      inmensas, como astros:
      preguntan desde allí
      siempre
      lo mismo: cómo eres ?
      Otras, fugaces y menudas,
      querrían saber cosas
      leves de ti y exactas:
      medida de tus zapatos, nombre
      de la esquina del mundo
      dónde me esperarías.

      Tú no las puedes ver,
      pero tienes el sueño
      cercado tode él
      por interrogaciones
      mías.
      Y acaso alguna vez
      tú, soñando, dirás
      que sí, que no, respuestas
      de azar y de milagro
      a preguntas que ignoras,
      que no ves, que no sabes.
      Porque no sabes nada...
      y cuando te despiertas,
      ellas se esconden, ya
      invisibles, se apagan.
      Y seguirás viviendo
      alegre, sin saber
      que en media vida tuya
      estás siempre cercada
      de ánsias, de afán, de anhelos,
      sin cesar preguntándote
      eso que tú no ves
      ni puedes contestar.

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  5. Me l'aspettavo, dopo Borges. Eppure sono così diversi nelle loro emozioni: Salinas dedicato all'amore, e null'altro vola a distogliere l'attenzione; Borges a 360°, e alla ennesima potenza, radici quadrate comprese. Detto ciò, a me Salinas piace un sacco, perché a volte osa dichiarare anche i particolari più infimi (nel senso di minimi), quei particolari che nessuno di noi ha mai considerato, ma che forse erano, sono importanti. E che forse ci sono costati a tutti qualcosa, qualche volta. Vado con l'angoscia dei propri limiti, perché anch'io non sono altro che quello che sono.

    IO DI PIU' NON POSSO DARTI , Pedro Salinas

    Io di più non posso darti.
    Non sono che quello che sono.
    Ah, come vorrei essere
    sabbia, sole, in estate!
    Che tu ti distendessi
    riposata a riposare.
    Che andando via tu mi lasciassi
    il tuo corpo, impronta tenera,
    tiepida, indimenticabile.
    E che con te se ne andasse
    sopra di te, il mio bacio lento:
    colore,
    dalla nuca al tallone,
    bruno.
    Ah, come vorrei essere
    vetro, tessuto, legno,
    che conserva il suo colore
    qui, il suo profumo qui,
    ed è nato tremila chilometri lontano!
    Essere
    La materia che ti piace,
    che tocchi tutti i giorni,
    che vedi ormai senza guardare
    intorno a te, le cose
    - collana, profumi, seta antica -
    di cui se senti la mancanza
    domandi: Ah, ma dov'è?.
    Ah, come vorrei essere
    un'allegria fra tutte,
    una sola,
    l'allegria della tua allegria!
    Un amore, un solo amore:
    l'amore di cui tu ti innamorassi.
    Ma
    non sono che quello che sono.

    YO NO PUEDE DARTE MAS - Pedro Salinas
    Yo no puedo darte más.
    No soy más que lo que soy.

    ¡Ay, cómo quisiera ser
    arena, sol, en estío!
    Que te tendieses
    descansada a dascansar.
    Que me dejaras
    tu cuerpo al marcharte, huella
    tierna, tibia, inolvidable.
    Y que contigo se fuese
    sobre ti, mi beso lento:
    color,
    desde la nuca al talón,
    moreno.

    ¡Ay, cómo quisiera ser
    vidrio, o estofa o madera
    que conserva su color
    aquí, su perfume aquí,
    y nació a tres mil kilómetros!
    Ser
    la materia que te gusta,
    que tocas todos los días
    y que ves ya sin mirar
    a tu alrededor, las cosas
    -collar, frasco, seda antigua-
    que cuando tú echas de menos
    preguntas: "¡Ay!, ¿dónde está?"

    ¡Y, ay, cómo quisiera ser
    una alegría entre todas,
    una sola, la alegría
    con que te alegraras tú!
    Un amor, un amor solo:
    el amor del que tú te enamorases.

    Pero
    no soy más que lo que soy.

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  6. Questo libro è una fonte inesauribile di riflessioni d'amore. "Il tuo modo d'amare è lasciare che io ti ami..."

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    1. Frase tratta da:

      XXXIX - PEDRO SALINAS

      La forma de querer tú
      es dejarme que te quiera.
      El sí con que te me rindes
      es el silencio. Tus besos
      son ofrecerme los labios
      para que los bese yo.
      Jamás palabras, abrazos,
      me dirán que tú existías,
      que me quisiste: Jamás.
      Me lo dicen hojas blancas,
      mapas, augurios, teléfonos;
      tú, no.
      Y estoy abrazado a ti
      sin preguntarte, de miedo
      a que no sea verdad
      que tú vives y me quieres.
      Y estoy abrazado a ti
      sin mirar y sin tocarte.
      No vaya a ser que descubra
      con preguntas, con caricias,
      esa soledad inmensa
      de quererte sólo yo.

      Il modo tuo d'amare
      è lasciare che io t'ami.
      Il sì con cui ti abbandoni
      è il silenzio. I tuoi baci
      sanno offrirmi le labbra
      perché io le baci.
      Mai parole, abbracci
      mi diranno che esistevi
      e mi hai amato: mai.
      Me lo dicono fogli bianchi,
      mappe, telefoni, presagi;
      tu, no.
      E sto abbracciato a te
      senza chiederti nulla, per timore
      che non sia vero
      che tu vivi e mi ami.
      E sto abbracciato a te
      senza guardare e senza toccarti.
      Che non debba mai scoprire
      con domande, con carezze,
      quell'immensa solitudine
      d'amarti solo io.

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  7. Alcune cose sono belle....letto con pazienza.... dopo un po' stanca! Sembra un esercizio mentale,molto lungo, senza passare mai alla pratica, io preferisco più dramma

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  8. A me piace tantissimo, i suoi tormenti mentali li condivido, le sue parole dicono troppo spesso quello che penso e che provo. Può essere davvero un sistema sterile di provare amore, ma è così consolante trovare la vera descrizione di un'incerta domanda! Questa, nella sua tristezza disarmante e consapevole, è fantastica: chi non si è sentito ferito o escluso da una parte della vita della persona che amiamo? E allora invece di rallegrarci, la felicità che prova senza di noi ci fa star male.

    XLVII Pedro Salinas - La voce a te dovuta

    Chiamarla : impossibile.
    Io non dormivo. Lei
    pensò che io dormissi.
    Ed io le lasciai fare
    tutto: togliermi
    a poco a poco la luce
    sugli occhi.
    Controllare i suoi passi,
    il respiro, mutata
    in ansia di ombra
    per non recare mai
    molestia di rumore o di peso.
    E andarsene piano,
    piano, con l'anima,
    per lasciare dietro
    la porta, uscendo,
    qualcuno che riposasse.
    Per non svegliare
    me, che non dormivo.
    E non potei chiamarla.
    Sentire che mi amava,
    amarmi allora era
    andarsene con gli altri,
    parlare forte, ridere,
    ma lontano, sicura
    che non l'avrei udita.
    Allegra, ormai liberata,
    rincorrendo farfalle
    di schiuma, ombre verdi
    di olivi, tutta piena
    della gioia di sapermi
    fra quelle braccia
    a cui mi aveva affidato
    - senza, mai più, gelosia
    della sua assenza - ,
    del sonno mio, che non dormivo.
    Chiamarla: impossibile.
    Il suo grande impegno d'amore
    era lasciarmi solo.

    XLVII Pedro Salinas - La voz a ti debida

    Imposible llamarla.
    Yo no dormía. Ella
    creyó que yo dormía.
    Y la deje hacer todo:
    ir quitándome
    poco a poco la luz
    sobre los ojos.
    Dominarse los pasos,
    el respirar, cambiada
    en querencia de sombra
    que no estorbara nunca
    con el bulto o el ruido.
    Y marcharse despacio,
    despacio, con el alma
    para dejar detrás
    de la puerta, al salir,
    un ser que descansara.
    Para no despertarme
    a mí, que no dormía.
    Y no pude llamarla,
    sentir que me quería,
    quererme, entonces, era
    irse con los demás
    hablar fuerte, reír,
    pero lejos, segura
    de que yo no la oiría.
    Liberada ya, alegre,
    cogiendo mariposas
    de espuma, sombras verdes
    de olivos, toda llena
    del gozo de saberme
    en los brazos aquellos
    a quienes me entrego
    -sin celos, para siempre,
    de su ausencia- del sueño
    mío , que no dormía.
    Imposible llamarla
    su gran obra de amor
    era dejarme solo.

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  9. Salinas... delicato e struggente in questa sua perenne ricerca dei particolari di un amore che chissà se era, o è, ricambiato... non c'è traccia della persona cui sono dedicato i suoi versi, forse non esiste veramente, ma è solo un ideale, che come tutti gli ideali chiede solo di essere adorato incondizionatamente. Che amore profondo, incontaminato eppure vivo grazie ai mille dubbi e alle mille riflessioni. Bello.
    La mia prescelta è la X.

    ¡Ay!, cuántas cosas perdidas
    que no se perdieron nunca.
    Todas las guardabas tú.

    Menudos granos de tiempo,
    que un día se llevó el aire.
    Alfabetos de la espuma,
    que un día se llevó el mar.
    Yo por perdidos los daba.

    Y por perdidas las nubes
    que yo quise sujetar
    en el cielo
    clavándolas con miradas.
    Y las alegrías altas
    del querer, y las angustias
    de estar aún queriendo poco,
    y las ansias
    de querer, quererte, más.
    Todo por perdido, todo
    en el haber sido antes,
    en el no ser nunca, ya.

    Y entonces viniste tú
    de lo oscuro, iluminada
    de joven paciencia honda,
    ligera, sin que pesara
    sobre tu cintura fina,
    sobre tus hombros desnudos,
    el pasado que traías
    tú, tan joven, para mí.
    Cuando te miré a los besos
    vírgenes que tú me diste,
    los tiempos y las espumas,
    las nubes y los amores
    que perdí estaban salvados.
    Si de mí se me escaparon,
    no fue para ir a morirse
    en la nada.
    En ti seguían viviendo.
    Lo que yo llamaba olvido
    eras tú.

    Pedro Salinas

    Ah! Quante cose perdute
    che perdute non erano.
    Tutte le serbavi tu.

    Minuti grani di tempo,
    che portò via un giorno il vento.
    Alfabeti nella spuma,
    che un giorno il mare travolse.
    Io li credevo perduti.

    E perdute le nubi
    che pretendevo fermare
    nel cielo
    fissandole con occhiate.
    E l’allegria alta
    dell’amore, e l’angoscia
    di non amare abbastanza,
    e l’ansia
    di amare, di amarti, di più.
    Tutto perduto, tutto
    nell’essere stato un tempo,
    nel non esistere più.

    E allora tu sei venuta
    dal buio, radiosa
    di giovane pazienza profonda,
    agile, perché non pesava
    sui tuoi fianchi snelli,
    sulle tue spalle nude,
    il passato che tu,
    così giovane, portavi per me.
    Ti guardavo alla luce dei baci
    vergini che mi hai dato,
    e tempi e spume
    e nubi e amori perduti
    furono salvi.
    Se da me fuggirono un giorno,
    non fu per morire
    nel nulla.
    In te continuavano a vivere.
    Ciò che io chiamavo oblio
    eri tu.

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    1. Anche questa rende l'idea, però è tratta da Largo Lamento:

      ETERNA PRESENCIA - Pedro Salinas

      No importa que no te tenga,
      no importa que no te vea.
      Antes te abrazaba,
      antes te miraba,
      te buscaba toda,
      te quería entera.
      Hoy ya no les pido,
      ni a manos ni a ojos,
      las últimas pruebas.
      Estar a mi lado
      te pedía antes;
      sí, junto a mí, sí,
      sí, pero allí fuera.
      Y me contentaba
      sentir que tus manos,
      me daban tus manos,
      sentir que a mis ojos
      les dabas presencia.
      Lo que ahora te pido
      es más, mucho más,
      que beso o mirada:
      es que estés más cerca
      de mí mismo, dentro.
      Como el viento está
      invisible, dando
      su vida a la vela.
      Como está la luz
      quieta, fija, inmóvil,
      sirviendo de centro
      que nunca vacila
      al trémulo cuerpo
      de llama que tiembla.
      Como está la estrella,
      presente y segura,
      sin voz y sin tacto,
      en el pecho abierto,
      sereno, del lago.
      Lo que yo te pido
      es sólo que seas
      alma de mi ánima,
      sangre de mi sangre
      dentro de las venas.
      Es que estés en mí
      como el corazón
      mío que jamás
      veré, tocaré,
      y cuyos latidos
      no se cansan nunca
      de darme mi vida
      hasta que me muera.
      Como el esqueleto,
      el secreto hondo
      de mi ser, que sólo
      me verá la tierra,
      pero que en el mundo
      es el que se encarga
      de llevar mi peso
      de carne y de sueño,
      de gozo y de pena
      misteriosamente
      sin que haya unos ojos
      que jamás le vean.
      Lo que yo te pido
      es que la corpórea
      pasajera ausencia
      no nos sea olvido,
      ni fuga, ni falta:
      sino que me sea
      posesión total
      del alma lejana,
      eterna presencia.



      Eterna presenza (Pedro Salinas)

      Non importa che non ti abbia,
      non importa che non ti veda.
      Prima ti abbracciavo, prima ti guardavo,
      ti cercavo tutta, ti desideravo intera.
      Oggi non chiedo più né alle mani, né agli occhi,
      le ultime prove.
      Di starmi accanto ti chiedevo prima,
      sì, vicino a me, sì, sì, però lì fuori.
      E mi accontentavo di sentire che le tue mani
      mi davano le tue mani, che ai miei occhi
      assicuravano presenza.
      Quello che ti chiedo adesso
      è di più, molto di più,
      che bacio o sguardo:
      è che tu stia più vicina
      a me, dentro.
      Come il vento è invisibile, pur dando
      la sua vita alla candela.
      Come la luce è quieta, fissa, immobile,
      fungendo da centro che non vacilla mai
      al tremulo corpo di fiamma che trema.
      Come è la stella, presente e sicura,
      senza voce e senza tatto, nel cuore aperto,
      sereno, del lago.
      Quello che ti chiedo è solo che tu sia
      anima della mia anima,
      sangue del mio sangue
      dentro le vene.
      Che tu stia in me come il cuore
      mio che mai vedrò, toccherò
      e i cui battiti non si stancano mai
      di darmi la mia vita fino a quando morirò.
      Come lo scheletro, il segreto profondo
      del mio essere, che solo mi vedrà la terra,
      però che in vita è quello che si incarica
      di sostenere il mio peso, di carne e di sogno,
      di gioia e di dolore misteriosamente
      senza che ci siano occhi che mai lo vedano.
      Quello che ti chiedo è che la corporea
      passeggera assenza, non sia per noi dimenticanza,
      né fuga, né mancanza: ma che sia per me
      possessione totale dell'anima lontana,
      eterna presenza.

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  10. "....E fino a quando non verrai tu
    io resterò sulla sponda
    dei voli, dei sogni,
    delle stelle, immobile."

    [Pedro Salinas]

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    1. Il bellissimo brano proposto da Giorgia è tratto dalla poesia LIX, di questo libro, più conosciuta come "A te si giunge solo". Eccola, prima in originale, poi in italiano.

      PEDRO SALINAS - LIX

      A ti sólo se llega
      por ti. Te espero.

      Yo sí que sé dónde estoy,
      mi ciudad, la calle, el nombre
      por el que todos me llaman.
      Pero no sé dónde estuve
      contigo.
      Allí me llevaste tú.

      ¿Como
      iba a aprender el camino
      si yo no miraba a nada
      más que a ti,
      si el camino era tu andar,
      y el final
      fue cuando tú te paraste?
      ¿Que más podía haber ya
      que tú ofrecida, mirándome?

      Pero ahora,
      ¡qué desterrado, qué ausente
      es estar donde uno está!
      Espero, pasan los trenes,
      los azares, las miradas.
      Me llevarían adonde
      nunca he estado. Pero yo
      no quiero los cielos nuevos.
      Yo quiero estar donde estuve.
      Contigo, volver.
      ¡Qué novedad tan immensa
      eso, volver otra vez,
      repetir lo nunca igual
      de aquel asombro infinito!

      Y mientras no vengas tú
      yo me quedaré en la orilla
      de los vuelos, de los sueños,
      de las estelas, inmovíl.
      Porque sé que adonde estuve
      ni alas, ni ruedas, ni velas
      llevan.
      Todas van extraviadas.
      Porque sé que adonde estuve
      sólo
      se va contigo, por ti.

      A TE SI GIUNGE SOLO (LIX) - PEDRO SALINAS

      A te si giunge solo
      attraverso di te. Ti aspetto.
      Io certo so dove sono,
      la mia città, la strada, il nome
      con cui tutti mi chiamano.
      Ma non so dove sono stato
      con te.
      Lì mi hai portato tu.
      Come
      potevo imparare il cammino
      se non guardavo altro
      che te,
      se il cammino erano i tuoi passi.
      e il suo termine
      l'istante che tu ti fermasti?
      Cosa ancora poteva esserci
      oltre a te offerta, che mi guardavi?
      Ma ora,
      quale esilio, che assenza
      essere dove si è!
      Aspetto, passano i treni,
      il caso, gli sguardi.
      Mi condurrebbero forse
      dove mai sono stato.
      Ma io non voglio i cieli nuovi.
      Voglio stare dove sono già stato.
      Con te, tornare.
      Quale immensa novità
      tornare ancora,
      ripetere, mai uguale,
      quello stupore infinito!
      E finché tu non verrai
      io rimarrò alle soglie
      dei voli, dei sogni,
      delle scie, immobile.
      Perché so che là dove sono stato
      né ali, né ruote, né vele
      conducono.
      Hanno tutte smarrito il cammino.
      Perché so che là dove sono stato
      si giunge solo
      con te, attraverso te.

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  11. MIEDO. DE TI. QUERERTE - PEDRO SALINAS ( VI - LA VOZ A TI DEBIDA)

    Miedo. De ti. Quererte
    es el más alto riesgo.
    Múltiples, tú y tu vida.
    Te tengo, a la de hoy
    ya la conozco, entro
    por laberintos, fáciles
    gracias a ti, a tu mano.
    Y míos ahora, sí.
    Pero tú eres
    tu propio más allá,
    como la luz y el mundo:
    días, noches, estíos,
    inviernos sucediéndose.
    Fatalmente, te mudas
    sin dejar de ser tú,
    en tu propia mudanza,
    con la fidelidad
    constante del cambiar.

    Di, ¿podré yo vivir
    en esos otros climas,
    o futuros, o luces
    que estás elaborando,
    como su zumo el fruto,
    para mañana tuyo?
    ¿O seré sólo algo
    que nació para un día
    tuyo (mi día eterno),
    para una primavera
    (en mí florida siempre),
    sin poder vivir ya
    cuando lleguen
    sucesivas en ti,
    inevitablemente,
    las fuerzas y los vientos
    nuevos, las otras lumbres,
    que esperan ya el momento
    de ser, en ti, tu vida?

    PAURA . DI TE. AMARTI. - PEDRO SALINAS (VI - La voce a te dovuta)

    Paura. Di te. Amarti
    è il rischio più alto.
    Molteplici, la tua vita e tu.
    Ti ho, quella di oggi;
    ormai ti conosco, penetro
    in labirinti, facili
    grazie a te, alla tua mano.
    E i miei ora, sì.
    Però tu sei
    il tuo stesso più oltre,
    come la luce e il mondo:
    giorni, notti, estati,
    inverni che si succedono.
    Fatalmente, ti trasformi,
    e sei sempre tu,
    nel tuo stesso mutamento,
    con la fedeltà
    costante del mutare.

    Dimmi, potrò io vivere
    in quegli altri climi,
    o futuri, o luci
    che stai elaborando,
    come il frutto il suo succo,
    per un domani tuo?
    O sarò appena qualcosa
    nata per un giorno
    tuo (il mio giorno eterno),
    per una primavera
    (in me fiorita sempre),
    e non potrò più vivere
    quando giungeranno
    successive in te,
    inevitabilmente,
    le forze e i venti
    nuovi, le altre luci,
    che attendono già il momento
    di essere, in te, la tua vita?

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  12. ME STOY LABRANDO TU SOMBRA - PEDRO SALINAS (LVI - LA VOZ A TI DEBIDA)

    Me estoy labrando tu sombra.
    La tengo ya sin los labios,
    rojos y duros: ardían.
    Te los habría besado
    aún mucho más.

    Luego te paro los brazos,
    rápidos, largos, nerviosos.
    Me ofrecían el camino
    para que yo te estrechara.

    Te arranco el color, el bulto.
    Te mato el paso. Venías
    derecha a mí. Lo que más
    pena me ha dado, al callártela,
    es tu voz. Densa, tan cálida,
    más palpable que tu cuerpo.
    Pero ya iba a traicionarnos.

    Así
    mi amor está libre, suelto,
    con tu sombra descarnada.
    Y puedo vivir en ti
    sin temor
    a lo que yo más deseo,
    a tu beso, a tus abrazos.
    Estar ya siempre pensando
    en los labios, en la voz,
    en el cuerpo,
    que yo mismo te arranqué
    para poder, ya sin ellos,
    quererte.
    ¡Yo, que los quería tanto!

    Y estrechar sin fin, sin pena
    - mientras se va inasidera,
    con mi gran amor detrás,
    la carne por su camino -
    tu solo cuerpo posible:
    tu dulce cuerpo pensado.

    STO MODELLANDO LA TUA OMBRA - PEDRO SALINAS

    Sto modellando la tua ombra.
    Le ho già tolto le labbra,
    rosse e dure: bruciavano.
    Te le avrei baciate
    ancora molte volte.

    Ti fermo poi le braccia,
    lunghe nervose, rapide.
    Mi offrivano la via
    perché io ti stringessi.

    Ti strappo il colore, la forma.
    Ti uccido il passo. Venivi
    dritta verso di me. Ciò che
    più mi ha fatto soffrire,
    quando l'ho messa a tacere,
    è la tua voce. Densa, calda,
    più palpabile del tuo corpo.
    Ma stava ormai per tradirci.

    Così
    il mio amore è libero, affrancato,
    con la tua ombra spoglia di carne.
    E posso vivere in te,
    senza temere
    ciò che desidero di più,
    il tuo bacio, i tuoi abbracci.
    Non pensare ormai ad altro
    che alle labbra, alla voce,
    al corpo,
    che io stesso ti ho sottratto
    per potere, senza di loro infine,
    amarti.
    Io, che li amavo tanto!

    E stringere all'infinito, senza pena
    - mentre se ne va inafferrabile,
    e dietro a lei il mio grande amore,
    la carne per il suo cammino -
    il tuo solo corpo possibile:
    il tuo dolce corpo pensato.

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  13. E GUARDA IL MONDO (Pedro Salinas)

    E guarda il mondo. E riposa
    senz’altro impegno che aggiungere
    la tua perfezione a un altro giorno.
    Il tuo compito
    è sollevare la tua vita,
    giocare con lei, lanciarla
    come voce alle nubi,
    a riafferrare le luci
    che ci hanno lasciato.
    Questo è il tuo destino: viverti.
    Non devi fare nulla.
    La tua opera sei tu, niente altro.

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    1. ecco l'originale, la traduzione per intero e la versione inglese:

      XXIV - PEDRO SALINAS

      Despierta. El día te llama

      Despierta. El día te llama
      a tu vida: tu deber.
      Y nada más que a vivir.
      Arráncale ya a la noche
      negadora y a la sombra
      que lo celaba, ese cuerpo
      por quién aguarda la luz
      de puntillas, en el alba.
      Ponte en pie, afirma la recta
      voluntad simple de ser
      pura virgen vertical.
      Tómale el temple a tu cuerpo.
      ¿Frío, calor? Lo dirá
      tu sangre contra la nieve
      de detrás de la ventana;
      lo dirá
      el color en las mejillas.
      Y mira al mundo. Y descansa
      sin más hacer que añadir
      tu perfección a otro día.
      Tu tarea
      es llevar la vida en alto,
      jugar con ella, lanzarla
      como una voz a las nubes,
      a que recoja las luces
      que se nos marcharon ya.
      Ese es tu sino: vivirte.
      No hagas nada.
      Tu obra eres tú, nada más.




      Svegliati. Il giorno ti chiama
      alla tua vita: il tuo dovere.
      A nient’altro che a vivere.
      Strappa ormai alla notte
      negatrice e all’ombra
      che lo celava, quel corpo
      di cui è in attesa, sommessa,
      la luce, nell’alba.
      In piedi, afferma la retta
      volontà semplice d’essere
      pura vergine verticale.
      Senti il tuo corpo.
      Freddo, caldo? Lo dirà
      il tuo sangue contro la neve
      da dietro la finestra;
      lo dirà
      il colore sulle tue guance.
      E guarda il mondo. E riposa
      senz’altro impegno che aggiungere
      la tua perfezione a un altro giorno.
      Il tuo compito
      è sollevare la tua vita,
      giocare con lei, lanciarla
      come voce alle nubi,
      a riafferrare le luci
      che ci hanno lasciato.
      Questo è il tuo destino: viverti.
      Non devi fare nulla.
      La tua opera sei tu, niente altro.

      Wake up. Day calls you
      to your life: your duty.
      And to live, nothing more.
      Root it out of the glum
      night and the darkness
      that covered your body
      for which light waited a
      on tiptoe in the dawn.
      Stand up, affirm the straight
      simple will to be
      a pure slender virgin.
      Test your bodys metal.
      cold, heat? Your blood
      will tell against the snow,
      or behind the window.
      The colour
      in your cheeks will tell.
      And look at people. Rest
      doing no more than adding
      your perfection to another
      day. Your task
      is to carry your life high,
      and play with it, hurl it
      like a voice to the clouds
      so it may retrieve the light
      already gone from us.
      That is your fate: to live
      Do nothing.
      Your work is you, nothing more.

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  14. NO TE VEO - PEDRO SALINAS (da "Presagios")

    No te veo. Bien sé
    que estás aquí, detrás
    de una frágil pared
    de ladrillos y cal, bien al alcance
    de mi voz, si llamara.
    Pero no llamaré.
    Te llamaré mañana,
    cuando, al no verte ya
    me imagine que sigues
    aquí cerca, a mi lado,
    y que basta hoy la voz
    que ayer no quise dar.
    Mañana... cuando estés
    allá detrás de una
    frágil pared de vientos,
    de cielos y de años.


    NON TI VEDO - PEDRO SALINAS

    Non ti vedo. So bene
    che sei qui,
    dietro una parete fragile
    di calce e di mattoni, alla portata
    della mia voce, se chiamassi.
    Ma io non chiamerò.
    Ti chiamerò domani,
    quando ormai non vedendoti,
    immagini che ancora
    tu sia qui, accanto a me,
    e che basti oggi la voce
    che ieri ho trattenuto.
    Domani… quando tu sarai
    al di là di una
    fragile parete di venti,
    di cieli e di anni.

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  15. NON HO BISOGNO DI TEMPO - PEDRO SALINAS

    Non ho bisogno di tempo
    per sapere chi sei:
    conoscersi è luce improvvisa.
    Chi ti potrà conoscere
    là dove taci, o nelle
    parole con cui tu taci?
    Chi tu cerchi nella vita
    che stai vivendo, non sa
    di te che allusioni,
    pretesti in cui ti nascondi.
    E seguirti all'indietro
    in ciò che hai fatto, prima,
    sommare azioni a sorriso,
    anni a nomi, sarà
    come perderti. Io no.
    Ti ho conosciuto nella tempesta.
    Ti ho conosciuto, improvvisa,
    in quello squarcio brutale
    di tenebra e luce,
    dove si rivela il fondo
    che sfugge al giorno e alla notte.
    Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
    nuda ormai dell'equivoco,
    della storia, del passato,
    tu, amazzone sulla folgore,
    palpitante di recente
    ed inatteso arrivo,
    sei così anticamente mia,
    da tanto tempo ti conosco,
    che nel tuo amore chiudo gli occhi,
    e procedo senza errare,
    alla cieca, senza chiedere nulla
    a quella luce lenta e sicura
    con cui si riconoscono lettere
    e forme e si fanno conti
    e si crede di vedere
    chi tu sia, o mia invisibile.

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    1. YO NO NECESITO TIEMPO - PEDRO SALINAS

      Yo no necesito tiempo
      para saber cómo eres:
      conocerse es el relámpago.
      ¿Quién te va a ti a conocer
      en lo que callas, o en esas
      palabras con que lo callas?
      El que te busque en la vida
      que estás viviendo, no sabe
      mas que alusiones de ti,
      pretextos donde te escondes.
      Ir siguiéndote hacia atrás
      en lo que tù has hecho, antes,
      sumar acción con sonrisa,
      años con nombres, serà
      ir perdiéndote. Yo no.
      Te conocì en la tormenta.
      Te conocì, repentina,
      en ese desgarramiento
      brutal de tiniebla y luz,
      donde se revela el fondo
      que escapa al día y la noche.
      Te vi, me has visto, y ahora,
      desnuda ya del equívoco,
      de la historia, del pasado,
      tù, amazona en la centella,
      palpitante de recién
      llegada sin esperarte,
      eres tan antigua mía,
      te conozco tan de tiempo,
      que en tu amor cierro los ojos,
      y camino sin errar,
      a ciegas, sin pedir nada
      a esa luz lenta y segura
      con que se conocen letras
      y formas y se echan cuentas
      y se cree que se ve
      quién eres tù, mi invisible.

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  16. —"Perdóname por ir así buscándote"
    —"Qué paseo de noche"
    —"La noche es la gran duda"


    LA NOCHE ES LA GRAN DUDA - PEDRO SALINAS
    XLVIII - La voz a ti debida

    La noche es la gran duda
    del mundo y de tu amor.
    Necesito que el día
    cada día me diga
    que es el día, que es él,
    que es la luz: y allí tú.
    Ese enorme hundimiento
    de mármoles y cañas,
    ese gran despintarse
    del ala y de la flor:
    la noche; la amenaza
    ya de una abolición
    del color y de ti,
    me hace temblar: ¿la nada?
    ¿Me quisiste una vez?
    Y mientras tú te callas
    y es de noche, no sé
    si luz, amor existen.
    Necesito el milagro
    insólito: otro día
    y tu voz, confirmándome
    el prodigio de siempre.
    Y aunque te calles tú,
    en la enorme distancia,
    la aurora, por lo menos,
    la aurora, sí. La luz
    que ella me traiga hoy
    será el gran sí del mundo
    al amor que te tengo.

    LA NOTTE E' IL GRANDE DUBBIO - PEDRO SALINAS
    XLVIII - La voce a te dovuta


    La notte è il grande dubbio
    del mondo e del tuo amore.
    Ho bisogno che il giorno
    ogni giorno mi dica
    che è il giorno, che è lui,
    che è la luce: e lì tu.
    Quel crollo immenso
    di marmi e di canne,
    quel grande scolorire
    dell'ala e del fiore:
    la notte; la minaccia
    di una soppressione
    del colore e di te,
    mi fa tremare: il nulla?
    Mi hai mai amato?
    E mentre tu taci
    ed è notte, non so
    se luce, amore, esistono.
    Ho bisogno del miracolo
    insolito: un altro giorno
    e la tua voce, a conferma
    del prodigio di sempre.
    Ed anche se tu taci,
    nell'enorme distanza,
    l'aurora, almeno,
    l'aurora, sì. La luce
    che oggi lei mi porterà
    sarà il gran sì del mondo
    all'amore che ho per te.

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  17. ¿SERAS, AMOR - PEDRO SALINAS
    ( RAZÓN DE AMOR)

    ¿Serás, amor
    un largo adiós que no se acaba?
    Vivir, desde el principio, es separarse.
    En el mismo encuentro
    con la luz, con los labios,
    el corazón percibe la congoja
    de tener que estar ciego y sólo un día.
    Amor es el retraso milagroso
    de su término mismo:
    es prolongar el hecho mágico
    de que uno y uno sean dos, en contra
    de la primer condena de la vida.
    Con los besos,
    con la pena y el pecho se conquistan,
    en afanosas lides, entre gozos
    parecidos a juegos,
    días, tierras, espacios fabulosos,
    a la gran disyunción que está esperando,
    hermana de la muerte o muerte misma.
    Cada beso perfecto aparta el tiempo,
    le echa hacia atrás, ensancha el mundo breve
    donde puede besarse todavía.
    Ni en el lugar, ni en el hallazgo
    tiene el amor su cima:
    es en la resistencia a separarse
    en donde se le siente,
    desnudo altísimo, temblando.
    Y la separación no es el momento
    cuando brazos, o voces,
    se despiden con señas materiales.
    Es de antes, de después.
    Si se estrechan las manos, si se abraza,
    nunca es para apartarse,
    es porque el alma ciegamente siente
    que la forma posible de estar juntos
    es una despedida larga, clara
    y que lo más seguro es el adiós.

    SARAI, AMORE - PEDRO SALINAS
    (da Ragioni d'Amore)

    Sarai, amore,
    un lungo addio che non finisce?
    Vivere, dal principio, è separarsi.
    Già fin dal primo incontro
    con la luce, e le labbra,
    il cuore percepisce quell'angoscia
    di dover esser cieco e solo un giorno.
    Miracoloso ritardo, l'amore,
    del suo termine stesso:
    è prolungare il fatto magico,
    che uno e uno siano due, di contro
    alla prima condanna della vita.
    Con i baci,
    col dolore e col petto si conquistano,
    in affannose zuffe, godimenti
    che sembrano giochi,
    o giorni, terre, spazi favolosi,
    la grande disgiunzione che è in attesa,
    sorella della morte o proprio morte.
    Ogni bacio perfetto scosta il tempo,
    lo getta indietro, amplia il mondo breve
    dove ancora è possibile baciare.
    Non ha il suo culmine l'amore
    quando arriva o si trova:
    ma nella resistenza a separarsi
    dove si può sentire,
    altissimo, nudo, tremante.
    Né la separazione è quel momento
    in cui le braccia, o voci,
    con segni materiali si congedano.
    E' di prima, di dopo.
    Se si stringono mani, se si abbraccia,
    non è mai per dividersi,
    ma perché l'anima alla cieca sente
    che la forma possibile di stare
    insieme è un lungo, e chiaro congedo.
    E che è l'addio ciò che è più sicuro.

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  18. XVIII - PEDRO SALINAS
    Presagios (1924).

    Cuando yo alcé los ojos a mirarte
    (por tu bien o tu mal)
    para mirarme alzabas tú los ojos
    (por mi bien o mi mal).
    Esa palabra que iba yo a decir
    (¿de bendición o maldición sería?)
    se te asomó a los labios, sin decirla.
    (De bendeción o maldición sería.)
    Nunca fuiste primera ni yo último.
    (¿En qué final o para qué comienzo?)
    Los dos exactamente a un tiempo mismo.
    Y así todos los actos se abolieron
    (ir yo hacia ti, venir tú a mí)
    en la inutilidad de todo acto
    (ir yo hacía ti, venir tú a mí)
    previsto ya al nacer por otro idéntico.
    Y así la identidad que nos unía
    (tú y yo perdidos o tú y yo salvados)
    separó nuestras vidas para siempre.
    (Tú y yo salvados o tú y yo perdidos.)


    XVIII - PEDRO SALINAS
    da Presagi - 1924

    Quando io sollevai gli occhi per guardarti
    (per tuo bene o tuo male)
    tu per guardarmi sollevavi gli occhi
    (per mio bene o mio male).
    Quella parola che stavo per dire
    (Cos’era, a benedire o maledire?)
    ti si affacciò alle labbra senza dirla.
    (Cos’era, a benedire o maledire?).
    Non fosti mai la prima né io l’ultimo.
    (In quale fine o per quale principio?)
    Non fui mai io il primo né tu l’ultima.
    (In quale fine o per quale principio?)
    Noi due esattamente al tempo stesso.
    E ogni azione così venne abolita
    (venire io da te, e tu da me)
    nell’inutilità di ogni altra azione
    (venire io da te, e tu da me)
    già prevista all’inizio da una identica
    Così l’identità che ci legava
    (tu ed io perduti o tu ed io salvati)
    le nostre vite disgiunse per sempre.
    (Tu ed io salvati o tu ed io perduti).

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  19. XLV - PEDRO SALINAS

    La materia no pesa.
    Ni tu cuerpo ni el mío,
    Juntos se sienten nunca
    Servidumbre, sí alas.
    Los besos que me das
    son siempre redenciones:
    tú besas hacia arriba,
    librando algo de mi,
    que aún estaba sujeto
    en los fondos oscuros.
    Lo salvas, lo miramos
    para ver cómo asciende,
    volando, por su impulso,
    hacia su paraíso
    donde ya nos espera.
    No, tu carne no oprime
    ni la tierra que pisas
    ni mi cuerpo que estrechas.
    Cuando me abrazas, siento
    que tuve contra el pecho
    un palpitar sin tacto.
    cerquísima, de estrella,
    que viene de otra vida.
    el mundo material
    nace cuando te marcas.



    Yo siento sobre el alma
    esa opresión enorme
    de sombras que dejaste,
    de palabras sin labios,
    escritas en papeles.
    Devuelto ya a la ley
    del metal y la roca,
    de carne. Tu forma
    corporal,
    tu dulce peso rosa,
    es lo que me volvía
    el mundo más ingrávido.
    Pero lo insoportable,
    lo que me está agobiando,
    llamándome a la tierra,
    sin ti que me defiendas,
    es la distancia, es
    el hueco de tu cuerpo.



    Sí, tú nunca, tú nunca:
    tu memoria es materia.

    XLV - PEDRO SALINAS

    La materia non pesa.
    Il tuo corpo ed il mio,
    uniti, non sentono mai
    schiavitù, sentono ali.
    I baci che tu mi dài
    sono sempre redenzioni:
    tu baci verso l’alto,
    e qualcosa di me porti a luce,
    costretto prima
    nel fondo oscuro.
    Lo salvi, lo guardiamo
    per vedere come ascende,
    e vola, per l’impulso che gli dài,
    verso il suo paradiso
    dove ci aspetta.
    No, non opprime la tua carne
    e neppure la terra che calpesti
    né il mio corpo che stringi.
    Sento, quando mi abbracci,
    che ho tenuto contro il petto
    un lieve palpitare,
    vicinissimo, di stella,
    che viene da un’altra vita.
    Il mondo materiale
    nasce quando tu parti.
    E sull’anima sento
    quest’oppressione enorme
    di ombre che hai lasciato,
    di parole, senza labbra,
    scritte su fogli di carta.
    Restituito alla legge
    del metallo, della roccia,
    della carne. La tua forma
    corporea,
    il tuo dolce peso rosa,
    è ciò che mi rendeva
    il mondo più lieve.
    Ma ciò che non sopporto
    e che mi schiaccia,
    chiamandomi alla terra,
    senza te per difendermi,
    è la distanza,
    è il vuoto del tuo corpo.
    Sì, tu mai, tu mai:
    il tuo ricordo, è materia.

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  20. XXIX - PEDRO SALINAS

    Cuando cierras los ojos
    tus párpados son aire.
    Me arrebatan:
    me voy contigo, adentro.

    No se ve nada, no
    se oye nada. Me sobran
    los ojos y los labios,
    en este mundo tuyo.
    Para sentirte a ti
    no sirven
    los sentidos de siempre,
    usados con los otros.
    Hay que esperar los nuevos.
    Se anda a tu lado
    sordamente, en lo oscuro,
    tropezando en acasos,
    en vísperas; hundiéndose
    hacia arriba
    con un gran peso de alas.

    Cuando vuelves a abrir
    los ojos yo me vuelvo
    afuera, ciego ya,
    tropezando también,
    sin ver, tampoco, aquí.
    Sin saber más vivir
    ni en el otro, en el tuyo,
    ni en este
    mundo descolorido
    en donde yo vivía.
    Inútil, desvalido
    entre los dos.
    Yendo, viniendo
    de uno a otro
    cuando tú quieres,
    cuando abres, cuando cierras
    los párpados, los ojos.

    XXIX - PEDRO SALINAS
    Quando tu chiudi gli occhi
    le tue palpebre sono aria.
    Mi trascinano:
    vado con te, dentro.
    Non si vede nulla,
    non si sente nulla. Superflui
    gli occhi e le labbra,
    in questo mondo tuo.
    Per sentire te
    non valgono
    i sensi consueti,
    che si usano con gli altri.
    Bisogna attenderne di nuovi.
    Si cammina al tuo fianco
    sordamente, al buio,
    inciampando nei forse,
    nelle attese; sprofondando
    verso l'alto
    con gran peso di ali.

    Quando tu riapri gli occhi
    io torno fuori,
    ormai cieco,
    inciampando ancora,
    senza vedere, nemmeno, qui.
    Senza sapere più vivere
    né in quell'altro, nel tuo,
    né in questo
    mondo scolorito
    dove io vivevo.
    Incapace, indifeso
    fra l'uno e l'altro.
    Andando, venendo
    dall'uno all'altro
    quando tu vuoi,
    quando apri, quando chiudi
    le palpebre, gli occhi.

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  21. QUELLO CHE SEI - PEDRO SALINAS

    Quello che sei
    mi distrae da quello che dici.
    Lanci parole veloci,
    pavesate di risa,
    invitandomi
    ad andare dove mi porteranno.
    Non ti presto attenzione, non le seguo:
    sto guardando
    le labbra da cui sono nate.
    Intanto guardi lontano.
    Fissi lo sguardo laggiù,
    non so in cosa, e già si precipita
    a cercarlo la tua anima
    affilata, come saetta.
    Io non guardo dove guardi:
    io ti vedo guardare.
    E quando desideri qualcosa
    non penso a quello che vuoi
    né lo invidio: è il meno.
    Ciò che ami oggi, lo desideri;
    domani lo dimenticherai per un nuovo amore.
    No.
    Ti aspetto oltre qualsiasi fine o termine
    in ciò che non deve succedere.
    Io resto nel puro atto del tuo desiderio,
    amandoti.
    E non voglio altro
    che vederti amare.

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    1. ecco l'originale:

      XXXIV - PEDRO SALINAS

      Lo que eres
      me distrae de lo que dices.

      Lanzas palabras veloces,
      empavesadas de risas,
      invitándome
      a ir adonde ellas me lleven.
      No te atiendo, no las sigo:
      estoy mirando
      los labios donde nacieron.

      Miras de pronto a los lejos.
      Clavas la mirada allí,
      no sé en qué, y se te dispara
      a buscarlo ya tu alma
      afilada, de saeta.
      Yo no miro adonde miras:
      yo te estoy viendo mirar.

      Y cuando deseas algo
      no pienso en lo que tú quieres,
      ni lo envidio: es lo de menos.
      Lo quieres hoy, lo deseas;
      mañana lo olvidarás
      por una querencia nueva.
      No. Te espero más allá
      de los fines y los términos.

      En lo que no ha de pasar
      me quedo, en el puro acto
      de tu deseo, queriéndote.
      Y no quiero ya otra cosa
      más que verte a ti querer.

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  22. DOMANI - PEDRO SALINAS

    "Domani". La parola
    libera, vacante, senza peso,
    si muoveva nell’aria,
    così senz’anima e corpo,
    senza colore nè bacio,
    che l’ho lasciata passare
    al mio fianco, nel mio oggi.
    Ma all’improvviso tu
    hai detto: “Io, domani…”
    E tutto si è animato
    di carne e di bandiere.
    Mi si precipitavano
    addosso le promesse
    di seicento colori,
    con vestiti alla moda
    nude, ma tutte
    ricolme di carezze
    In treni o gazzelle
    mi giungevano - acute,
    suoni di violini -
    snelle speranze
    di bocche verginali.
    O veloci e grandi
    come navi, di lontano,
    come balene
    da mari remoti
    immense speranze
    d’un amore senza termine.
    Domani! Che parola
    vibrante, tutta tesa
    di anima e carne rosata,
    corda dell’arco dove
    tu hai messo, acutissima,
    arma di venti anni,
    la freccia più sicura
    quando hai detto: “Io…”

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    1. ecco l'originale:

      VII - PEDRO SALINAS

      «Mañana». La palabra
      iba suelta, vacante,
      ingrávida, en el aire,
      tan sin alma y sin cuerpo,
      tan sin color ni beso,
      que la dejé pasar
      por mi lado, en mi hoy.
      Pero de pronto tú
      dijiste: «Yo, mañana...»
      Y todo se pobló
      de carne y de banderas.
      Se me precipitaban
      encima las promesas
      de seiscientos colores,
      con vestidos de moda,
      desnudas, pero todas
      cargadas de caricias.
      En trenes o en gacelas
      me llegaban -agudas,
      sones de violines-
      esperanzas delgadas
      de bocas virginales.
      O veloces y grandes
      como buques, de lejos,
      como ballenas
      desde mares distantes,
      inmensas esperanzas
      de un amor sin final.
      ¡Mañana! Qué palabra
      toda vibrante, tensa
      de alma y carne rosada,
      cuerda del arco donde
      tú pusiste, agudísima,
      arma de veinte años,
      la flecha más segura
      cuando dijiste: «Yo...»

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  23. STO MODELLANDO LA TUA OMBRA – Pedro Salinas

    Sto modellando la tua ombra.
    Le ho già tolto le labbra,
    rosse e dure: bruciavano.
    Te le avrei baciate
    ancora molte volte.

    Ti fermo poi le braccia,
    lunghe nervose, rapide.
    Mi offrivano la via
    perché io ti stringessi.

    Ti strappo il colore, la forma.
    Ti uccido il passo. Venivi
    dritta verso di me. Ciò che
    piú mi ha fatto soffrire,
    quando l’ho messa a tacere,
    è la tua voce. Densa, calda,
    piú palpabile del tuo corpo.
    Ma stava ormai per tradirci.

    Così
    il mio amore è libero, affrancato,
    con la tua ombra spoglia di carne.
    E posso vivere in te,
    senza temere
    ciò che desidero di più,
    il tuo bacio, i tuoi abbracci.
    Non pensare ormai ad altro
    che alle labbra, alla voce,
    al corpo,
    che io stesso ti ho sottratto
    per potere, senza di loro infine,
    amarti.
    Io, che li amavo tanto!

    E stringere all’infinito, senza pena
    – mentre se ne va inafferrabile,
    e dietro a lei il mio grande amore,
    la carne per il suo cammino -
    il tuo solo corpo possibile:
    il tuo dolce corpo pensato.

    Pedro Salinas

    (Traduzione di Emma Scoles)

    da “Pedro Salinas, La voce a te dovuta”, Einaudi Editore, 1979

    ***

    «Me estoy labrando tu sombra»

    Me estoy labrando tu sombra.
    La tengo ya sin los labios,
    rojos y duros: ardían.
    Te los habría besado
    aún mucho más.

    Luego te paro los brazos,
    rápidos, largos, nerviosos.
    Me ofrecían el camino
    para que yo te estrechara.

    Te arranco el color, el bulto.
    Te mato el paso. Venías
    derecha a mí. Lo que más
    pena me ha dado, al callártela,
    es tu voz. Densa, tan cálida,
    más palpable que tu cuerpo.
    Pero ya iba a traicionarnos.

    Así
    mi amor está libre, suelto,
    con tu sombra descarnada.
    Y puedo vivir en ti
    sin temor
    a lo que yo más deseo,
    a tu beso, a tus abrazos.
    Estar ya siempre pensando
    en los labios, en la voz,
    en el cuerpo,
    que yo mismo te arranqué
    para poder, ya sin ellos,
    quererte.
    ¡Yo, que los quería tanto!

    Y estrechar sin fin, sin pena
    -mientras se va inasidera,
    con mi gran amor detrás,
    la carne por su camino-
    tu solo cuerpo posible:
    tu dulce cuerpo pensado

    Pedro Salinas

    de “Pedro Salinas, La voz a ti debida”, Madrid, Signo, 1933

    (grazie a tittideluca)

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  24. «Te ne sei appena andata » – Pedro Salinas
    (grazie a tittideluca)

    Te ne sei appena andata
    – o appena morta –,
    io però già ti aspetto.
    Tutti i tuoi movimenti,
    passi, palpiti, ansie,
    o la tua morte, quiete,
    anche vogliano trarti
    verso una solitudine
    celestiale o terrestre
    non ti sanno distogliere
    da quello che stai amando:
    vai via, ma ti avvicini,
    presto, più tardi, subito.
    Lo so, te ne stai andando,
    a infinita distanza,
    ma i tuoi passi risuonano
    in tutte le vaghe ombre
    di rumore che, tenui,
    a notte fonda incrinano
    l’azzurro del silenzio:
    suonando come echi.
    Se è un rumore di ruote,
    sono i treni a portarti,
    o le ali, o le nuvole.
    Se è un frangersi di onde,
    è perché le cavalca
    la nave di cristallo
    su cui torni. Se foglie
    secche, che il vento spinge,
    sei tu che vieni piano,
    che cammini in un abito
    di seta, e va frusciando,
    contro il limpido suolo
    dell’aria, il suo strascico.
    Ogni suono in un’eco
    di te me lo trasforma
    l’anima che ti attende.
    Solo a me sei diretta,
    e i tuoi passi si sentono
    sempre come venissero
    dall’assenza, quel lungo
    volteggio
    che fai per ritornare.
    Ti si vide all’andartene
    il rovescio: il tuo arrivo,
    vibrante nell’addio.
    Così vibra anche l’alba
    o nel grigio, o nel rosa,
    che percorrendo i cieli,
    con passo di crepuscolo,
    sul finire del giorno
    sembrano – e sono lei,
    lei che arriva, imminente –
    luce che se ne va.

    Pedro Salinas

    (Traduzione di Valerio Nardoni)

    da “Ragioni d’amore”, Passigli Poesia, 2006

    ***

    [31]

    Apenas te has marchado
    —o te has muerto—,
    pero yo ya te espero.
    Todos tus movimientos,
    pasos, latidos, ansias,
    o tu muerte, quietud,
    aunque arrastrarte quieran
    hacia una soledad
    celestial o terrestre
    no te saben llevar
    de lo que estás queriendo:
    te vas, pero te acercas,
    pronto, más tarde, luego.
    Ahora marchas, lo sé,
    a infinita distancia,
    pero laten tus pasos
    en todas esas vagas
    sombras de ruido, tenues,
    que en la alta noche estrellan
    el azul del silencio:
    todas suenan a ecos.
    Si es un rumor de ruedas,
    es que te traen los trenes,
    las alas o las nubes.
    Si es un romper de olas,
    es que va cabalgándolas
    el barco de cristal
    en que vuelves. Si hojas
    secas, que empuja el viento,
    es que vienes despacio,
    andando, con un traje
    de seda, y que te cruje,
    sobre los tersos suelos
    de los aires, su cola.
    Todo sonido en eco
    tuyo me lo convierte
    el alma que te espera.
    Andas sólo hacia mí,
    y tus pasos se sienten
    siempre de estar viniendo
    por la ausencia, ese largo
    rodeo
    que das para volver.
    Se te vio en tu marchar
    el revés: tu venida,
    vibrante en el adiós.
    Igual que vibra el alba
    en el gris, en el rosa,
    que pisando los cielos,
    con paso de crepúsculo,
    al acabar el día
    parecen —y son ella,
    la que viene, inminente—
    una luz que se va.

    Pedro Salinas

    da “Razón de amor”, Cruz y Raya, Madrid, 1936

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  25. «Per vivere non voglio» – Pedro Salinas
    (grazie a tittideluca)

    [XIV]

    Per vivere non voglio
    isole, palazzi, torri.
    Che altissima allegria:
    vivere nei pronomi!

    Getta via i vestiti,
    i connotati, i ritratti;
    non ti voglio cosí,
    travestita da altra,
    figlia sempre di qualcosa.
    Ti voglio libera, pura,
    irriducibile: tu.
    Quando ti chiamerò, so bene,
    fra tutte le genti
    del mondo,
    solo tu sarai tu.
    E quando mi chiederai
    chi è che ti chiama,
    che ti vuole sua,
    sotterrerò i nomi,
    le pergamene, la storia.
    Comincerò a distruggere quanto
    m’hanno gettato addosso
    da prima ancora ch’io nascessi.
    E ritornato ormai
    all’eterno anonimato
    del nudo, della pietra, del mondo,
    ti dirò:
    «Io ti voglio, sono io».

    Pedro Salinas

    (Traduzione di Emma Scoles)

    da “La voce a te dovuta”, Einaudi, Torino, 1979


    ***

    [XIV]

    Para vivir no quiero
    islas, palacios, torres.
    ¡Qué alegría más alta:
    vivir en los pronombres!

    Quítate ya los trajes,
    las señas, los retratos;
    yo no te quiero así,
    disfrazada de otra,
    hija siempre de algo.
    Te quiero pura, libre,
    irreductible: tú.
    Sé que cuando te llame
    entre todas las gentes
    del mundo,
    sólo tú serás tú.
    Y cuando me preguntes
    quién es el que te llama,
    el que te quiere suya,
    enterraré los nombres,
    los rótulos, la historia.
    Iré rompiendo todo
    lo que encima me echaron
    desde antes de nacer.
    Y vuelto ya al anónimo
    eterno del desnudo,
    de la piedra, del mundo,
    te diré:
    «Yo te quiero, soy yo».

    Pedro Salinas

    da “La voz a ti debida”, Madrid, Signo, 1933

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  26. E lentamente stai
    formandoti da sola,
    nascendoti,
    all'interno del tuo amore,
    del mio amore, confusi,
    come si forma il giorno
    nel grande dubbio oscuro.
    (Pedro Salinas)

    RispondiElimina
  27. La tua libertà dammi.
    E non la tua fatica,
    no, nè foglie secche,
    il tuo sonno, occhi chiusi.
    Vieni a me da te stessa,
    non dalla tua stanchezza
    di te. Voglio sentirla.
    La tua libertà, un vento
    universale che mi porta
    quell'odore di legna
    antica dei tuoi armadi,
    in uno stormo di visioni
    che tu vedevi,
    quando era al colmo la tua libertà
    e chiudevi ormai gli occhi.
    Com'eri bella, in piedi, libera!
    (Pedro Salinas)

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  28. Ieri ti ho baciato sulle labbra - Pedro Salinas


    Ieri ti ho baciato sulle labbra.
    Ti ho baciato sulle labbra. Intense,
    rosse. Un bacio così corto
    durato più di un lampo,
    di un miracolo, più ancora.
    Il tempo
    dopo averti baciato
    non valeva più a nulla
    ormai, a nulla
    era valso prima.
    Nel bacio il suo inizio e la sua fine.

    Oggi sto baciando un bacio;
    sono solo con le mie labbra.
    Le poso
    non sulla bocca, no, non più
    – dov’è fuggita? –
    Le poso
    sul bacio che ieri ti ho dato,
    sulle bocche unite
    dal bacio che hanno baciato.
    E dura, questo bacio
    più del silenzio, della luce.
    Perché io non bacio ora
    né una carne né una bocca,
    che scappa, che mi sfugge.
    No.
    Ti sto baciando più lontano.

    [“Ieri ti ho baciato sulle labbra.
    ” poesia XXXVI di “LA VOCE A TE DOVUTA” , Pedro Salinas]

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    1. Ayer te besé en los labios.
      Te besé en los labios. Densos,
      rojos. Fue un beso tan corto,
      que duró más que un relámpago,
      que un milagro, más.
      El tiempo
      después de dártelo
      no lo quise para nada ya,
      para nada
      lo había querido antes.
      Se empezó, se acabó en él.

      Hoy estoy besando un beso;
      estoy solo con mis labios.
      Los pongo
      no en tu boca, no, ya no…
      -¿Adónde se me ha escapado?-.
      Los pongo
      en el beso que te di
      ayer, en las bocas juntas
      del beso que se besaron.
      Y dura este beso más
      que el silencio, que la luz.
      Porque ya no es una carne
      ni una boca lo que beso,
      que se escapa, que me huye.
      No.
      Te estoy besando más lejos.

      ( “Ayer te besé en los labios” poema n. XXXVI – LA VOZ A TI DEBIDA – Pedro Salinas)

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